venerdì 28 agosto 2020

La protesta dello sport americano. L'Nba si ferma in nome di Jacob Blake , l'effetto domino coinvolge altri sfere sportive

Il fato ci mette lo zampino. Il post che segue era pronto e programmato per ieri sera, poi un bug di facebook ha spostato il lancio ad oggi.

E oggi non è un giorno come gli altri, non lo è soprattutto per il popolo afroamericano e non lo è per tutti coloro dotati di un briciolo di sensibilità. 

Il 28 agosto di 57° anni fa Martin Luther King pronunciava uno dei discorsi più importanti della storia dell'umanità. Ho un sogno - I have a dream:

"Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano... Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità. Oggi ho un sogno".

Discorso lungo e articolato che vi consiglio di rileggere, magari con i vostri figli se sono nell'età della comprensione e anche in quella successiva, perchè certi valori sono trasversali oltre che universali.

IL POST di ieri

L'eco di quanto sta succedendo oltre oceano sta tenendo banco a livello planetario e anche in Italia i titoli dei giornali, non solo quelli sportivi, stringono un occhio alle faccende alle stelle e strisce.

Le elezioni americane non sono solo il focus, la sfida Trump - Biden si gioca su fronti contrapposti ben delineati: Repubblicani e Democratici sono due pensieri nettamente differenti con sfumature di pensiero interne, ma a differenza di quanto succede in Italia, c'è una netta separazione ideologica fra i due schieramenti. "Destra Sinistra" che riecheggia ancora oggi di Giorgio Gaber è la sintesi del livellamento culturale del nostro paese dove le casacche non si indossano più per una ideologia politica propria.

La storia delle ultime ore viaggia pari passo alle presidenziale perchè scuote l'opinione pubblica mondiale e mette i due candidati in prima vista, uno per la gestione dell'emergenza, l'altro per schierarsi sul fronte delle NON violenza. I gravi fatti che quotidianamente si susseguono tra violenze della Polizia americana, scontri di piazza, città devastate, ci arrivano nelle nostre case e sui nostri strumenti del diavolo - smartphone - non possono lasciare indifferenti. Il "casus belli" di George Floyd ha acceso la miccia di un fuoco mai spento, quello degli afroamericani che rivendicano i loro diritti di essere umani con la richiesta, naturale e legittima, di uguaglianza sociale. 

Temi che sembrerebbero di un altro periodo storico o forse vorremmo che lo fossero ed invece sono la triste realtà, non solo nel mondo a stelle e strisce.

Il fuoco divampato è stato alimentato dal "libeccio" di nuovi casi, l'ultimo poche ore fa, dove un poliziotto ha sparato 7 colpi di pistola alla schiena contro Jacob Blake con una diagnosi che vede l'afroamericano su una sedia a rotelle. Vivo, ma costretto con tutta probabilità ad una paralisi.

Reagisce lo sport americano, lo fa con il fragore dell'immobilità. La lingua italiana è meravigliosa e ci regala una metafora di contrapposizione in termini (ossimoro) per descrivere, con due parole, stati e situazioni diametralmente opposti. In quella incomprensibile vicinanza la luce di un concetto. 



L'immobilità, meglio l'astensione è quella dei Milwaukee Buks, franchigia NBA, che non è scesa in campo proprio per dire basta alla violenza sui neri. Il vaso è colmo e gli sportivi devono fare la loro parte per sollevare la questione per dare un segnale alla comunità. Illuminante come sempre Mauro Berruto:

Una manciata di atleti dei Milwaukee Bucks capovolge la storia e dimostra al mondo intero che non c'è business, show, denaro che tenga: lo sport ha il potere di cambiare il mondo, esattamente come diceva Nelson Mandela. Ultima e definitiva lezione per tutti quei politici e dirigenti sportivi, allenatori, atleti che si distinguono per la loro capacità di essere pavidi, di non schierarsi mai, di non voler scontentare nessuno.

Il gesto di quei ragazzi, sostenuto dalla società, ha la stessa forza del pugno chiuso e guantato di nero di Tommie Smith e John Carlos ai Giochi del '68. I due velocisti americani ebbero il coraggio di esporsi sapendo i rischi di quanto avrebbero fatti, i giocatori di Milwaukee hanno saputo scegliere il momento giusto per ingenerare un momento di riflessione collettiva spingendo, con l'esempio, altri sportivi e altri sport a fermarsi. Dal baseball al tennis passando per il soccer, l'America sportiva si ferma, protesta, richiama a quei valori di solidarietà e giustizia su cui si deve fondare ogni democrazia.

L'America è una terra strana costellata da mille contraddizioni, dove gli eccessi sembrano prevalere sulla ragione e trovare un equilibrio sembra impossibile. Gli sportivi alzano la voce dall'alto della loro visibilità. La NON violenza, su tutti i fronti, deve essere l'elemento fondante della nuova società americana, quella che a novembre dovrà fare una scelta per i prossimi 4 anni. Utopia? Certamente, però con altrettanta fermezza e sicurezza servono gesti simbolici di uomini e donne di coscienza che sappiano far reagire l'opinione pubblica per una nuova fase di pax sociale. 


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