Il 4 maggio si avvicina e la politica sta lavorando a come far ripartire l'Italia a partire da quella data, la tanto acclamata fase 2.
In realtà pare che alcune attività possano già riaprire dal 27 aprile, una settimana prima del termine del DPCM attualmente in vigore. Il condizionale è d'obbligo anche perchè questa mattina sui giornali, la mia documentazione passa da La Repubblica, propone delle anticipazioni che sarebbero uscite dal gruppo di lavoro (preferite "task force"?) chiamato dal Presidente del Consiglio per ragionare sul prossimo futuro. Anticipazioni che sarebbero state mal digerite da Colao&Co, ranghi serrati e bocche chiuse dai prossimi giorni? Difficile crederlo.
Lo schema riassuntivo proposto da Tommaso Ciriaco e da Alessandra Ziniti sono confortanti; probabilmente è anche una percezione generalizzata dall'andamento della curva dei contagi. I decessi restano alti, ma i nuovi positivi hanno avuto un crollo generalizzato, il Piemonte soffre ancora; ma la statistica proposta giornalmente del Ministero della Salute è tale che la fase 2 e l'inizio del nuovo periodo è possibile.
Chiaramente i qutidiani e La Repubblica trattano il "quel che succederà" a tutto tondo considerando le varie forze in campo, le contrapposizioni esistenti all'interno della stessa maggioranza di Governo, le prese di posizioni dei vari Governatori delle Regioni e le pressioni dei gruppi economici e le categorie di lavoratori in grande difficoltà per questo lockdown che si protrae dall'8 marzo.
Il #iorestoacasa in modo totale con rare eccezioni sta per essere messo in stand by o almeno così sembra. Sempre Ciriaco scrive che la proposta più concreta è quella della mobilità all'interno della propria regione, ovviamente le merci potranno continuare a circolare; ma la novità quella che sembra essere la più accreditata è quella di potersi muovere senza più le ragioni di assoluta necessità con cui abbiamo convissuto fino ad ora.
Le alternative non mancano, come per esempio una divisione in tre macroaree (Nord, Centro, Sud) e lavorare su queste in base alla diffusione del Covid19. La volontà sembra però essere quella di non creare discrepanze territoriali e cercare, per quanto possibile, una stessa formula di linea su tutta Italia. Campania e Calabria hanno nel frattempo già fatto la voce grossa su possibili aperture troppo permissive. Staremo a vedere.
Il dettaglio dell'attività motoria e dell'apertura dei parchi sembra essere ad un punto di svolta ed è la Ziniti a spiegarlo.
No ancora agli sport di squadra, sì al jogging e alle uscite in bici con la modalità:" In solitaria o distanziati da altri anche di due metri, ma con l'obbligo dell'uso della mascherina". Questa ipotesi più permissiva è seguita da una più restrittiva con un raggio d'azione per allenarsi di 500 mt o un 1 km dalla propria abitazione.
I parchi pubblici? Il dilemma è altrettanto spinoso. La bella stagione potrebbe portare ad assembramenti che in questo momento sono ancora fonte di diffusione del contagio. Il distanziamento sociale resta uno dei punti focali. L'idea è quella, un po' come nei supermercati, degli ingressi contingentati e controllati che evitano la vicinanza fra le persone. I criteri sono in fase di studio, ma sembra - non si può fare a meno del condizionale - che andare in bici o sui monopattini per i ragazzi saranno possibili, no invece ai momenti aggregativi come le partite a pallone. Anche in questo caso potrebbe essere obbligatorio l'uso delle mascherine
Certo è che servirà il controllo delle forze dell'ordine ed il buon senso di tutti. Controllati e controllori.
Cosa succederà realmente? E' presto per dirlo. Sul piatto della bilancia gli interessi sono grandi: Sanità pubblica, economia locale e nazionale, il reso della libertà delle persone. Alla Politica il compito di formulare la pozione, non magica, ma in grado di prendere tutti per mano verso l'uscita da questa crisi sanitaria ed economica.
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