martedì 27 giugno 2017

Una Coppa Europa deludente. L'analisi di Matteo Piombo

La gestualità di Donato (Foto: Colombo/Fidal) il simbolo negativo dell'Italia di Lille. Matteo Piombo ce la racconta. Poca luce e tante ombre. A voi:
Coppa Europa deludente
Il campionato europeo a squadre di Lille finisce con l’Italia settima, battuta nelle gare finali della seconda giornata da Spagna e Ucraina. Gli azzurri sono andati peggio alla domenica, ottenendo alcune imbarazzanti controprestazioni. Innanzitutto precisiamo che mancava la Russia, per la nota squalifica. 

Quindi il nostro settimo posto vale un po' meno. Sono apparse discutibili alcune scelte di formazione, che ci hanno penalizzati. Schierare la Santiusti sui 1500, già bravissima il sabato sugli 800, non è stata una scelta valida. L’ex cubana è affondata, mentre Margherita Magnani che quest’anno ha corso diverse volte tra 4’07” e 4’09” garantiva sicuramente un risultato migliore. La Magnani ha fatto i 3000, senza infamia e senza lode. Sui 1500 poteva fare la sua gara, e magari mettere qualcun’altra sui 3000. Avvilente il 5000 femminile, col l’italiana Mattiuzzi a 16’33. Lei ha fatto quanto poteva, ma il nostro mezzofondo è davvero scarso.
                        
Donato faceva il triplo a 41 anni e si è infortunato. Il capitano azzurro è stata una scelta d’immagine dopo il recente 17,32. Ma in una gara difficile come il triplo era abbastanza rischioso giocarsi un atleta di 41 anni, se pensiamo che nessuno di quelli che gareggiavano con lui nel 2000 è ancora in pedana. Lui è un grande, ha fatto grandi cose. Ma il rischio di infortunio era alto. Non era meglio mandare un giovane per fare esperienza ? E Chiara Rosa cosa è andata a Lille a fare, i suoi 16 metri valgono poco. Non era meglio anche qui punta su una giovane, come all’estero fanno spesso (quanti diciannovenni e ventenni a Lille abbiamo visto già validi agonisticamente). 

Le nostre staffette hanno brillato poco. La migliore è stata la 4x100 donne, capace di un buon tempo. Gli uomini avevano una formazione inedita e che alla fine ha tirato fuori un appena accettabile 39”08. Nelle 4x400 due squadre strane. Donne a 3’29” con anche qui squadra rivoluzionaria, e senza quasi tutte le migliori. Uomini pessimi, come ormai è consuetudine in questa gara per noi. A vederli correre sembravano bravini, soprattutto Aceti e Tricca. Ma 3’06” è tempo da nazionale juniores, non da assoluti battuti nettamente da squadre non trascendentali. Molto male la Derkach, che ci ha abituato a fallire le gare che contano e  a fare i risultati nelle gare regionali. Anche la Malavisi nell’asta è andata decisamente male.                      
  
E cosa dire di Audrey Alloh che si allena in Florida per fare 11”72 e finire lontanissima dalle migliori? Se si allenava a Formia non era meglio, magari un po' meglio faceva. Ma tanto le spese non le paga mica lei. A fine prima giornata eravamo quinti, poi nella seconda le cose valide non sono state molte. Ora veniamo alle cose positive. Davide Re è stato il migliore, sui 400 ha fatto un ottima batteria in 45”85 e in finale ne aveva ancora, tanto da fare il personale con 45”56. Molto brava la Bertone nei 3000 siepi, giovane ma già un carattere vincente. Ha fatto il personale, ha corso davanti e senza paura. Brava la Osakue nel 57,64 che è il suo record, e non ha avuto timori reverenziali.                        
Molto brave le ex cubane Pedroso (400 hs ) e Santiusti Caballero (800). Due atlete che non deludono e danno sempre il massimo, nelle gare che contano. Cosa che a molti azzurri non riesce. Marco Fassinotti nell’alto è secondo ma con 2,22. Non è tornato sui suoi livelli. Brava Alessia Trost che arriva a 1,94 in una gara di alto livello. Bencosme sui 400 hs fa 49”85 ed è quarto.

Non è stata male la gara di Benedetti, che va ricordato ha vinto due anni fa facendo anche il record della manifestazione. Non è più quell’atleta il trentino, ma ha saputo giocare bene le sue carte.

In questa gara sorprendente l’ingenuità del favoritissimo polacco Kzozct, che va nel prato e ovviamente è squalificato. Voleva passare all’interno il francese e non c’era spazio. Manovra che un atleta del suo livello non dovrebbe fare. E tra gli italiani che han fatto il loro dovere Marco Lingua nel martello e Perini nei 110 hs. Ne avessimo tanti così forse quinti saremmo arrivati


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