venerdì 2 giugno 2017

La "Scopa" Cristiano Capelli: Ultra, nonostante la fatica di esserlo!

Cristiano Capelli vive le corse in tanti modi diversi. Da runner, da trailer, da Maratonabile e domenica scorsa si è messo a disposizione per quello che viene definito il servizio "scopa", in sostanza chiude il gruppo affinchè anche l'ultimo sia tutelato.
Ecco il suo racconto:

Di copertina Bruno Brunod. Avrei dovuto mettere un atleta delle retrovie, ma non resisto a quel sorriso, a quelle rughe, a quell'uomo che rappresenta un pezzo di storia di Trail, quando non si chiamava Trail (Foto: Damiano Benedetto. Su FB trovate la pagina)

Gran Trail Rensen: Scopa Rossa, non avrai il mio pettorale! Il Trail da un altro punto di vista.
Arenzano 28 Maggio 2017

Oggi, insieme ad Eugenio, correrò la gara in un ruolo mai provato prima: la scopa. Nel podismo e nel trail running, il servizio scopa è composto da uno o più atleti che hanno il preciso compito di transitare per ultimi assicurandosi che nessun partecipante resti in difficoltà o senza assistenza lungo il percorso.

Tre le gare in programma e altrettante scope sui tracciati di: 12km 600D+, 23km 1300D+ e 45km 3000D+. I nomi assegnati alle scope sono quelli dei colori che identificano i percorsi: Blu, Giallo e Rosso. Noi saremo sul percorso lungo, quindi saremo la scopa rossa!

Alle 6, presso il Rensen Point di Arenzano, ho appuntamento per un briefing tecnico con Riccardo, organizzatore della manifestazione. Mi consegna un kit di pronto soccorso, una radio per comunicare con la centrale operativa e un trasmettitore GPS che serve per testare un prossimo servizio di tracciatura on-line di ogni partecipante.

La gabbia di partenza inizia a prendere vita. La prima fila è affollata dai top runner, veri professionisti. Gente davvero tosta, alcuni di questi hanno scalato le più alte montagne della terra; altri hanno corso ininterrottamente da Atene a Sparta e da Milano a Sanremo, altri ancora non so, ma sicuramente hanno fatto qualcosa di pazzesco e comunque fuori dall'ordinario.

 Più mi inoltro nelle retrovie e più l'atmosfera è rilassata, giocosa: c'è chi scherza, chi scatta foto a raffica, chi si allaccia le scarpe e chi sta finendo di gustarsi la focaccia che ha in mano. Non c’è nessuna frenesia di far attivare il crono nell'istante esatto dello sparo. Alle 7 viene dato il via.

La partenza è morbida, tranquilla, ma nonostante ciò devo rallentare l’andatura, qualcuno è già rimasto indietro! Dalla coda della gara sento solo lo scalpiccio delle scarpe sul terreno e i rumori degli animali della macchia mediterranea.

Alcuni concorrenti si scambiano le impressioni su alcune gare e sui loro prossimi impegni. Eugenio ed Io seguiamo il loro esempio, chiacchierando a nostra volta. Mi fermo per fare una fotografia e godermi l’attimo: il blu profondo del mare infinito; il verde smeraldo delle imponenti montagne e il giallo profumato delle ginestre sono di una bellezza rara da togliere il fiato.

Siamo partiti da quasi un’ora, la temperatura dell’aria sta salendo rapidamente e nel pomeriggio, quando affronteremo l’ascesa verso il rifugio Padre Rino, è certo che ci sarà da sudare e anche parecchio.

La salita verso il Passo della Gava procede senza grossi intoppi. Gli alpini al Passo del Faiallo ci accolgono come se ci conoscessimo da una vita e, oltre al rifornimento delle borracce, ci offrono anche un bicchiere di rosso. Vista l’ora e i km da percorrere, decliniamo l’offerta per una prossima volta.

Il tratto che ci conduce a Cà della Gava è molto interessante sia dal punto di vista paesaggistico sia sotto il profilo culturale. Il runner con il quale stiamo viaggiando, è un appassionato di storia ed un grande conoscitore di questi luoghi.

Ci spiega che le tracce del trasporto degli alberi dalla montagna verso i cantieri navali sulla costa sono ancora ben visibili: le pietre levigate e consumate sulle quali corriamo ne sono la testimonianza. Il ristoro presso il Rifugio Cà della Gava, è davvero molto ben fornito.

Ci sono dolci, frutta fresca, formaggio e un’infinità di bibite. C’è persino la focaccia che non attende altro di essere mangiata! Questo denota del professionismo da parte dell’organizzazione… Una comunicazione via radio avverte che i primi concorrenti della 23km stanno arrivando.

 Li vedo sfrecciare. In discesa corrono come se avessero le ali ai piedi, come se non ci fosse un domani. Fa impressione vederli in azione e impressiona la fatica, il sudore e il fiato corto che li accompagnano…

Il professore, cosi abbiamo ribattezzato l’atleta con il quale abbiamo raggiunto il ristoro, ferma qui la sua gara. A questo punto, il nuovo ultimo del gruppo ha almeno mezz'ora di vantaggio su di noi. Cerchiamo di raggiungere il più velocemente possibile la nuova coda del gruppo. Al rifugio Argentea, il ritardo si è ridotto a meno di dieci minuti. Bene, ancora una corsetta e dovremmo raggiungerlo. Il monte Rama è una montagna alpina e “camaleontica”.

 Da una parte il versante del monte è molto morbido, accogliente e ideale per scampagnate in famiglia, mentre quello esposto a sud, è caratterizzato da tratti esposti e grandi pareti verticali di roccia, la stessa serpentite dei canyon della ValGargassa. Una ripida, infinita, polverosa e assolata discesa ci porta a Sant'Anna di Lerca, dove è posizionata la seconda barriera oraria. Li ad attenderci, oltre al caldo opprimente, c’è Luciano il mitico Presidente di Emozioni Sport Team. Lui, come un moderno pistolero, ha in mano una pistola elettronica, ed è prontissimo a punzonarci il pettorale; inoltre, ha in serbo anche un colpo da vero maestro: ci indica una canna dell’acqua dove poterci rinfrescare a volontà. Una vera goduria…

La salita al Rifugio Padre Rino è un’ecatombe di ritiri. La concomitanza del caldo infernale, della stanchezza e della fatica risulta essere un mix micidiale. La base dei soccorsi ci supporta via radio in maniera egregia e forniamo assistenza a tutti coloro che ne hanno bisogno. La salita al rifugio è un’avventura: il caldo e l’umido tropicale ci costringono a centellinare l’acqua tenendone una riserva nel caso in cui un qualche concorrente in crisi ne abbia bisogno. Al ristoro beviamo a sazietà e ripartiamo all'inseguimento della coda del gruppo che non dovrebbe essere molto distante, infatti in 5 minuti raggiungiamo il nuovo ultimo concorrente.

L’andatura che riusciamo a mantenere è buona e nei km che ci separano dal traguardo altri runner si aggiungono a noi, alcuni sono davvero stanchi. Cerchiamo di confortarli e di spronarli, ma in quei momenti l’unica cosa che desideri è sederti e trovare un po’ di riposo. Il nostro viaggio continua e, fra un discorso e l’altro, Arenzano è sempre più vicina. Ormai manca davvero poco. La vista dell’asfalto è un’iniezione di energia nelle gambe, nei tendini doloranti e nei muscoli stanchi. Tagliato il traguardo, i runner che fino a quel momento non hanno spiaccicato parola, ci vengono incontro e ci abbracciano ringraziandoci. Nei loro occhi la soddisfazione di aver realizzato un’impresa davvero impegnativa. Ci fosse una medaglia finisher, sarebbe davvero corretto dire che oggi se la sono proprio sudata.

Posso affermare che il Gran Trail Rensen è uno fra i trail più tecnici del panorama Ligure. Le pietre di cui è composto sono sempre pronte, per chi le calpesta, a mordere caviglie e trattenere piedi.
Un doveroso ringraziamento a tutti i volontari che hanno supportato le centinaia di partecipanti. Gestire una moltitudine di persone in giro per sentieri accidentati richiede molta professionalità e non è una cosa che si può improvvisare da un giorno all'altro.

Dedicato a tutti quelli che hanno voluto essere Ultra nonostante la fatica che comporta esserlo, indipendentemente dalla classifica, e dall'essere Finisher o meno.

Galleria Fotografica a cura di Walter Nesti

Galleria Fotografica a cura di Damiano Benedetto





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