venerdì 20 gennaio 2017

"L'amianto? Tanto la malattia arriva tra trent'anni"... L'Italia è un'altra, quella virtuosa

AGG.TO
Ho dovuto modificare il post senza un riferimento preciso per il personaggio positivo di questo pezzo. Poco male. Il senso rimane.

La terra trema nel centro Italia, brucia in Liguria.
Uomini e donne delle Forze dell'Ordine, della Protezione Civile, della Croce Rossa, volontari di ogni genere, ordine e istituzione all'opera per riparare il rimediabile.

Giorni difficili per tante persone che lottano contro il freddo, lo sconforto di una vita persa o che si prospetta senza sogni e speranza. L'Italia, quella virtuosa, si mobilità per dimostrare vicinanza facendo qualcosa di concreto e fare tutto il possibile e forse di più delle proprie possibilità. Notizie tragiche miste a speranza quella della solidarietà

E poi...

E poi ci sono notizie e intercettazioni che non si vorrebbero sentire. Non per indifferenza, ma perchè si vorrebbe che non fossero mai state pronunciate certe parole, certe frasi e che certi pensieri non siano nella mente di imprenditori senza lungimiranza (troppo educato?!).

E' di due giorni fa la pubblicazione dell'intercettazione telefonica in cui Ettore Pagani (nella foto), un dirigente del Covic, il gruppo che opera nella realizzazione del Terzo Valico, nel rispondere ad un collega preoccupato della presenza di amianto nei cantieri risponde:" Tanto la malattia si presenta fra trent'anni".



Certamente l'intercettazione è lunga e di maggior interesse per gli inquirenti per altri aspetti, ma mi è davvero difficile non reagire e non scrivere di pancia quel che penso di un dirigente di grande peso, ora un po' meno, visto l'arresto per gli appalti pilotati.

Non ragiono quando si parla di amianto. Provo a farlo non esprimendo tutto il mio dissenso e la rassegnazione per una classe dirigente miope. Mi consolo vedendo e trovando speranza nei visi sporchi di fuliggine degli uomini e delle donne impegnati sui monti Liguri e quelli stravolti dal freddo e dalla fatica di ore infinite di lavoro nel centro Italia.

Sembrerà poco e utopistico, ma questa è l'Italia in cui credo

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