giovedì 23 giugno 2016

Dove eravamo rimasti? Di Paolo Zucca

Il rientro di Paolo a Imperia due domeniche fa mi ha fatto sobbalzare. La classifica era senza società e il dubbio che fosse un omonimia era grande e invece. Welcome back Paolo!!

E così rientra:
DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Dove eravamo rimasti?” è la famosa frase con cui esordì Enzo Tortora rientrando in televisione a presentare Portobello dopo esserne stato assente qualche anno per guai giudiziari.
Io, più modestamente, ho pronunciato tra me e me queste parole domenica 12 giugno quando son ritornato ad appuntarmi un pettorale, un anno e otto mesi esatti dall’ultima volta a cui avevo partecipato ad una gara podistica.
12 ottobre 2014 son alla partenza della mezza di Novi, poco convinto perché da qualche settimana mi fa male il calcagno del piede destro. Temo che siano gli effetti della caduta di qualche anno fa in bici quando, fratturandomi l’acetabolo, ho nel tempo alterato la postura con susseguente scorretto appoggio e sovraccarico del piede. Il dolore manifestatosi al 15°km e l’ostinazione a voler terminare la gara zoppicando peggiorano la situazione e una visita al guru di Cameri e’inevitabile.
Purtroppo, come pensavo, è necessario un nuovo intervento di rimodellamento del calcagno, per fortuna questa volta (a differenza del 2007 quando a Busto s’intervenne nella parte inserzionale dell’achilleo) sarebbe stato di routine e rapida la ripresa.
Data la semplicità dell’operazione decido di giocare in casa, anche per non creare inutili preoccupazione di trasporto e assistenza  da parte dei famigliari.
Purtroppo tale scelta non potrà rivelarsi più infausta: l’intervento è un po’superficiale e soprattutto la rimozione affrettata dei punti mi provoca un’infezione e un ritardo di tre mesi  nella suturazione che avrebbe richiesto appena quindici giorni. Da quel dicembre 2014 inizia un’odissea di sventure che mai avrei immaginato. La primavera è alle porte e vorrei ricominciare a muovermi ma mi rendo conto che i dolori pre-intervento non erano spariti, anzi la situazione era peggiorata spostandosi alla parte esterna a quella operata del piede che in quei tre mesi avevo caricato in maniera innaturale provocandomi anche infiammazioni al nervo sciatico, al piriforme e piccole distrazioni muscolari alla coscia.  Limitazioni nel quotidiano, dal lavorare in ciabatte, al trascinarmi nel far la spesa oltre alla naturale crisi d’astinenza per non poter correre segnano buie giornate. Una visita da un luminare albese mi conferma la necessità di una nuova operazione per rimediare ai danni della prima, la lunga lista prevede però almeno nove mesi di attesa! Umile e contrito ritorno allora a Cameri e riesco a convincere il guru a inserirmi per l’intervento a Busto Arsizio nel tardo autunno. Se da una parte ero tranquillizzato dal fatto di essere ritornato in mani sicure, dall’altra il pensiero di come trascorrere ancora lunghi mesi con difficoltà nel quotidiano, mi angosciava. Oltretutto legger risultati di gare in cui avrei potuto entrare a premi (essendo il primo anno di passaggio di categoria) mi schiumava rabbia. Ecco allora che con il mio coach puntiamo ad un approccio resiliente della situazione, trasferendo questi joule di energia e bile accumulata in altri ambiti: la bicicletta, anche se con percorsi non troppo impegnativi per dislivello ed il nuoto, attività precipua di scarico. Su internet trovo calendari di gare in acqua (mare, laghi, canali) e così partecipo a ben diciotto traversate da una distanza minima di miglio marino (1852metri) ai 4 km del Lago Maggiore. Intendo gareggiare unicamente per tenere vivo il tono muscolare, senza allenamenti specifici settimanali, anche perché il divario con chi pratica il nuoto è notevole, soprattutto a livello di tecnica. A dire il vero nelle traversate dei laghi, dove è consentito l’uso della muta, spesso mi piazzo intorno a metà classifica (anche perché presenti triathleti e amatori tedeschi) ma nelle gare in Liguria non c’è storia, gareggiando a fianco di sirene e nuotatori con body ultraperformanti. Mi fa specie però arrivare molti minuti dopo tizi con pancia prominente o di una certa età che avrei voluto volentieri vedere muovere dei passi di corsa e ora sorrido anche a ripensare quando, terminata la nuotata, dovevo …correre per alcuni metri sulla spiaggia per toccare il cartello di finish. Mi venivano incontro i giudici per sorreggermi, visto il mio trascinarmi, scambiandomi per uno dei disabili che spesso ho incontrato nelle gare amatoriali. Tanto rispetto e ammirazione verso di loro che son stati sfortunati nella vita; osservando il mio piede non posso permettermi il lusso di lamentarmi!Così tra qualche battuta dei colleghi “ciabatta veloce”, qualche difficoltà a fare la spesa, le pulizie in casa e qualche impedimento nell’aiutare mio padre a spostare carriolate di terra mi trascino alla data tanto attesa di novembre. Il destino“cinico e baro” però insisteva ad accanirsi: son a Busto, una settimana prima per gli esami pre ricovero e, alla ricerca di un pizzeria per la cena, al buio non vedo una buca e mi procuro una brutta distorsione proprio al piede da operare!Nonostante il ghiaccio il piede resterà gonfio e dolorante per tutta la settimana.
Lo faccio presente il giorno dell’”operazione bis” al chirurgo (ora diventato primario) che m ritrova dopo nove anni: mi tranquillizza, dà due colpi secchi di martelletto per il lifting previsto del calcagno ma, sorpresa, aprendo mi trova i nervi del ramo calcaneare un po’intrappolati. Ho anche il tunnel tarsale! (cribbio, conoscevo solo quello carpale…) Ciò è dovuto ai dieci mesi di postura sbilenca tenuta per non sentire dolore. Quando mi riportano su in camera purtroppo non ritrovo più una persona a me cara ad aspettarmi ma incontro un simpatico collega di sventura e sanitari disponibili e comprensivi che si stupiscono di come non mi lamenti e chieda assistenza. La mia risposta è la solita: dopo quello che ho vissuto vedendo la sofferenza di persone che mi han lasciato non mi posso permettere di lamentare per un banale intervento ortopedico.
Così’ per la quarta volta torno a usare le stampelle del mio collega (ho quasi vergogna a chiedergliele)Spero non succeda più anche perché non conosco altri detti oltre al “non c’è due senza tre e il quattro vien da sé”!.Un mese di convalescenza e dovrei essere di nuovo operativo. Stavolta nei giorni post intervento sento che il piede è reattivo e presto mollo i due “bastoni”. E’ ormai qualche settimana che, con circospezione, cammino bene quando, a due giorni dal rientro al lavoro, scendendo le scale di casa sento un crac e una fitta strana al piede nel punto della storta. Dall’ecografia non risulta alcun danno evidente e torno al lavoro, anche per non farmi paranoie a casa, ma non son pienamente convinto e decido per una risonanza: microfrattura da stress è il verdetto! Nemmeno avessi corso per quaranta km al giorno…Di notte applico la magnetoterapia consigliatami dal guru ma al lavoro e per strada continua l’agonia. Lo ammetto: ora faccio pena a me stesso e anche a chi mi osserva. Penso di non meritarmi un crescendo rossiniano di cosi tanta sfortuna. Oltretutto quello che mi fa più incazzare è il subire le conseguenze di un errore iniziale per un approccio superficiale al mio disturbo: nemmeno mi avessero dovuto mettere protesi, viti o chiodi. Quando nove anni fa venni operato di osteotomia calcaneare, tendinopatia inserzionale e borsite dopo tre mesi sgambettavo già! Ormai è un anno e mezzo che non so cosa sia fare tre metri di corsa e fatico persino ad attraversare la strada con rapidità per non farmi mettere sotto. Finalmente dopo un mese l’osso si salda e tento i primi approcci alla corsa. Cerco luoghi poco frequentati dove testare il piede. Alterno passo a corsa nei boschi della “Tinazza” (ndr luogo nelle vicinanze di Acqui noto per influenze magico-esoteriche) sperando che mi arrivi qualche flusso astrale favorevole. Ahimè, non è così, anzi ora ho anche un principio di fascite plantare, sento il piede prendere fuoco e fatico a scendere dalla macchina e mettermi in movimento. La fibrolisi del guru, tanto laser e qualche tecar da un bravo fisioterapista, oltre a interminabili vasche a nuoto mi alleviano il dolore;  il morale però è proprio..sotto le scarpe. La primavera avanza mi concedo una gara di gigante sugli sci e le prime pedalate in bici ma non riesco ancora a fare quello che più mi dà piacere:correre! Arriva il giorno del mio compleanno e spero in una legge di compensazione; al mattino dono il sangue e al pomeriggio provo a correre per una mezzoretta. Pensavo peggio, anche se il dolore è sempre presente seppur in forme diverse. Con il mio coach allora decidiamo di cercare una non competitiva dove provare a sollecitare il movimento del piede, chissà magari in compagnia di altri la situazione migliora. A maggio c’è la 40^ Stratorino e m’iscrivo, anche nel ricordo della 3^edizione a cui avevo partecipato agli inizi della mia onorata militanza.(la foto del 1980 si riferisce a quella giornata).Ora almeno riesco a camminare ma prima di correre devo aspettare quasi quindici minuti di rodaggio; provo a cambiare scarpe, più leggere, va meglio e poi son solo 5km. Nella calca dei partecipanti non vedo però la deviazione e così mi ritrovo nel percorso lungo di 10km; per un po’ vado bene ma poi la fatica si fa sentire all’improvviso e anche il dolore incombente; per fortuna trovo un amico di Firenze, famoso allenatore,  e con lui concludo la prova anche se poi il tratto da Piazza Castello a Porta Nuova, per prendere il treno, è una via crucis. A casa per due giorni alterno ghiaccio a laser e son scoraggiato: sarà il mio destino dunque correre per mezz’ora e star poi fermo due giorni per il male?Di nuovo bici e nuoto, fibrolisi e integratori specifici per i tessuti molli e tendini. Dopo qualche settimana si riprova, questa volta alternando l’erba dell’aviosuperficie all’asfalto. Sembra andar meglio,il dolore regredisce ed è sopportabile, nel quotidiano mi sento più sicuro anche se fatico un pò a scendere le scale. Allora col mio paziente coach decidiamo di ritentare e così il 12 giugno, dopo 18 mesi esatti mi rimetto un pettorale. Sono a Riva Ligure per una 10 km sulla ciclabile, fa caldo, lo start è posticipato fin alle 10.45 e non ho buone sensazioni. Alla partenza risento commenti e frasi che mi mancavano da più di un anno:quattro al km, ripetute, maratone, intermedie,lunghi,gps ecc ma mi sento un estraneo, isolato nei miei dubbi e perplessità e sulle possibilità di poter ancora frequentare in futuro quegli scenari. Solo la visione di alcuni volti noti mi riporta alla realtà. Lo sparo pone fine a tutti gli interrogativi. Soffro i primi chilometri, il piede fa male e anche il vento è contrario, sto correndo su una strada che conosco come le mie tasche, qui ci ho gareggiato in passato e ho corso un’eternità di lunghi in vista di maratone, alternando momenti di esaltazione ad altri di scoramento nella totale “solitudine del maratoneta”. A dire il vero dopo cinque km mollerei tutto ma poi la diminuzione progressiva del dolore e l’orgoglio del vecchio podista mi fan proseguire. Ora però manca il fiato; non essendoci cartelli con km di riferimento forse son partito a un ritmo non ancora accettabile e non ho resettato i files della mia centralina .Alterno cammino a corsa ma, quando vedo avanti a poca distanza da me due concorrenti, a meno di un km dall’arrivo, mi impongo di raggiungerli e, aumentando la spinta sull’avampiede, il dolore sparisce! Li supero a cinquanta metri dall’arrivo… “Scusate, ma ne avevo bisogno!” e arrivo in spinta come non provavo da tempo. Un’occhiata al display all’arrivo, per deformazione professionale, con la coda dell’occhio ma francamente non m’interessa più di tanto.
Dopo la doccia ho problemi a camminare ma ho riprovato vecchie sensazioni. A casa ghiaccio e al pomeriggio una quarantina di km in bici mi rimettono in sesto. Spero sia l’inizio della ripresa. Non so se questi son dolori cronici che mi terrò o son destinati a sparire nel tempo. Non so neppure se riuscirò ancora a correre una maratona o mi limiterò a corse paesane. Non ho fretta. Mi han aperto il piede tre volte in nove anni (di cui due in dieci mesi); mi son fratturato l’acetabolo e per la quarta volta mi rialzo!  Ho letto che per ritornare alla condizione pre infortunio occorre moltiplicare per tre il tempo perso per inattività. Bene, per il passaggio alla categoria SM 60 son in anticipo! Col mio coach vedrò come impostare allenamenti per partecipare ad eventi futuri o camminate per funghi.
Ora, dulcis in fundo o in cauda venenum (dipende dai punti di vista) alcune mie considerazioni e suggerimenti per chi è ancora rimasto a leggere. Alcune volte mi capita di leggere su forum del web o sentire indirettamente neofiti della corsa che si lamentano oppure evidenziano, in maniera spesso eccessiva, loro stress o malumori per il fatto che son fermi da alcuni giorni non potendo correre, guardando al futuro in modo cupo e pessimistico. Penso che l’influenza stagionale, la contrattura o la distorsione siano parte del gioco. Il medico non ci ha imposto di correre a dismisura e neppure abbiamo contratti da rispettare con brand sportivi. Tempo fa con un collega di sventura commentavamo questi stati d’animo: finchè non si finisce sotto i ferri tutto è rimediabile col buon senso, il riposo,lo stretching, affidandosi a un esperto fisioterapista. Se proprio non si può star fermi si posson praticare altri sport di scarico o dedicare più tempo a figli,mogli,amanti o far volontariato (se non seguendo anziani, magari aiutando organizzatori di gare) Mi ricordo lo stupore di alcuni a vedermi lo scorso anno consegnare l’acqua al termine della mezza di Stresa o con una bandierina ad un incrocio sotto il diluvio in Valmilana.. Per finire non è nel mio dna aggiornare altri sul mio status per farmi commiserare sui social, in bar, piazze, ritrovi vari o far salotto agli arrivi di gare locali ma penso che scrivere, ricordando episodi passati in funzione di un ritorno futuro e magari dare consigli (senza presunzione) ad altri per come comportarsi in situazioni simili alla mia  possa essere stato d’aiuto e poi, come diceva qualcuno:”guardati intorno, c’è sempre qualcuno che sta peggio di te!”.
Paolo Zucca


P.S. per ovvi motivi di privacy non ho intenzionalmente inserito i nomi di persone che han gravitato in vario modo intorno a me in questo strano periodo ma facilmente intuibili. Posso però citare il mio bravo allenatore…è Paolo Zucca/my self, d’altronde che coach avrei trovato disposto in questi anni a farmi tabelle per corsa, nuoto,bici, triathlon, duathlon, sci, salto in alto, giavellotto ecc.?

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