lunedì 22 dicembre 2014

Nella testa degli altri di Elisabetta Iurilli

La sua sveglia suona prima della mia. Allora oggi si allena. Mi stupsce sempre quel suo masochistico alzarsi dal letto mentre può dormire ancora almeno un paio d’ore.
La radio accesa, la colazione ancora ad occhi chiusi e poi i vestiti infilati meccanicamente, non senza essere certa di avere abbinato il maglione tecnico al giusto paio di pantaloni da corsa.
L’orologio gps fuori dalla finestra a prendere il segnale mentre infila le scarpe. Le allaccia con cura, so che pensa al suo piede maledetto che ogni tanto le dà qualche problema.
Esce che è buio e lo sarà ancora per un po’. Speriamo che si sia portata il telefono dietro.
Dice che prepara una maratona. L’ho già vista in quelle fatiche senza capirne il motivo. Ma quando taglia il traguardo piange con la gioia negli occhi.
Spazzo la strada in via Roma è mattino. Mi saluta a voce alta tutti i giorni. Lo so perché grida il suo “Ciao” e il mio nome. Ha la musica alta nelle orecchie, proprio come me!
Pippo fa i suoi bisogni prima delle sette. Un po’ mi scoccia portarlo fuori ora che è inverno e c’è buio. Però gli voglio bene. Lo porto a fare il suo giretto sempre uguale, sempre tutti i giorni. E’ un cane giovane, vuole giocare, quando passa lei di corsa la vorrebbe inseguire. Lei ne ha paura, chissà perché, è così bravo … lo tengo stretto, poi si sfogherà con il primo gatto che vede.
Sto arrivando a casa. Parto anche io all’alba a fare i miei km, ma in bicicletta. Il dottore dice che mi fanno bene, per quel problema che ho avuto. Durante il giorno c’è da fare, meglio approfittarne al mattino presto. Ho messo la giacca fosforescente come lei. Ci si saluta, col sorriso migliore. Quello che viene dallo sport, che sa di fatica, di libertà.
Il pulmino non passa o è già passato e sono in ritardo … Eccolo, arriva, e dietro c’è la donna che corre. Come al solito. Ora l’autista le farà i fari.
Ecco l’infermiera che corre … guarda sempre oltre il cancello, alzo il braccio e ci salutiamo. Sono immerso nella mia nuvola di fumo, la prima sigaretta della giornata, quella che mi godo di più. Anche lei correndo deve provare qualcosa di simile. Quando lavora qui e vede qualcuno che come lei fa running su questa strada la vedo alzare gli occhi e stare zitta. Ma so che cosa pensa …
E’ di sicuro già di ritorno tutta sudata … chissà come ha lasciato casa, e dove sarà poi mai stata … magari non era sola! Non come noi che andiamo alla prima Messa tutte le mattine!
A me dà un po’ fastidio aprire la porta dell’ascensore e trovarmela già lì, con quell’aria felicemente stanca. Mi piace dormire, la sveglia è sempre troppo presto al mattino per andare a lavorare e lei chissà quanti km ha già corso … non le piacerà stare a letto, tutto qua. E dire che a parlarle sembra quasi normale …
Elisabetta Iurilli




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